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Senna e il sogno Rosso

F1, ecco perché Senna non andò alla Ferrari: «Prost scavalcò le gerarchie e si fece riconfermare da Agnelli» L’allora presidente del Cavallino, Pietro Fusaro, svela i veri motivi del mancato ingaggio del brasiliano per il 1991 di Daniele Sparisci.

Era tutto pronto, Ayrton Senna doveva passare alla Ferrari nel 1991 dopo aver vinto il suo secondo Mondiale con la McLaren. Sarebbe stata l’apotesi, un binomio magico, ma qualcosa andò storto all’ultimo e il trasferimento saltò quando era ormai definito.

A svelare i retroscena del mancato ingaggio è Carlo Cavicchi . Parla Piero Fusaro, all’epoca presidente della Ferrari. Per capire bisogna fare un passo indietro: alla primavera del 1990 quando Cesare Fiorio aveva avviato la trattativa per il brasiliano, una partita lunga e difficile. Che arrivò a un punto cruciale a luglio nei giorni successivi al Gp di Francia (vinto da Alain Prost che in quella stagione faceva coppia con Nigel Mansell). Fiorio presentò l’accordo ai vertici del Cavallino e del gruppo Fiat,nei dettagli.Ma la firma non arrivò mai.

Il perché lo spiega Fusaro: «Il contratto era nelle mie mani ma Alain Prost, scavalcando le gerarchie, chiese un colloquio privato con Gianni Agnelli, che glielo concesse. All’uscita dal colloquio, Prost dichiarò ufficialmente di essere stato riconfermato in Ferrari per la stagione 1991. In quel momento io venni preso in contropiede e, nel rispetto delle gerarchie aziendali, mi consultai con Cesare Romiti riguardo alla firma da apporre sul contratto di Ayrton Senna, anche perché la conferma di Alain Prost in squadra escludeva automaticamente la presenza del campione brasiliano».

Da Torino prendono tempo e non si pronunciano, Fusaro ci prova ancora cercando di convincere la Fiat che l’ingaggio di Ayrton avrebbe portato enormi vantaggi anche alla filiale brasiliana. «Le ripetute insistenze (con relative considerazioni a sostegno della ratifica del contratto a cui mancavano solo le firme), si protrassero per diverso tempo», prosegue Fusaro, “per concludersi, alla fine, con un no! e la conferma di Prost, non potendo essere messa in discussione una scelta che, a ragione o a torto, era attribuita, ormai ufficialmente, a Gianni Agnelli».

Alla fine la scelta di non prendere Senna fu ratificata dal comitato esecutivo della Ferrari, composto da Fusaro, Piero Ferrari, Cesare Romiti e Luca di Montezemolo. Romiti ha confermato a Quattroruote la versione ricostruita da Cavicchi. Ironia della sorte il francese l’anno dopo fu licenziato in tronco dopo il Gp del Giappone. Per aver definito «un camion» la Rossa con la quale aveva chiuso quarto a 1’20’’ di distacco dal vincitore Gerhard Berger (su McLaren).

Il matrimonio Senna-Ferrari resta uno dei più grandi rimpianti della F1, già ai tempi di Enzo Ferrari il nome di Ayrton circolava a Maranello. Nel 1984 dopo l’incredibile secondo posto a Montecarlo con la Toleman, il Drake rimase impressionato ma preferì confermare Arnoux. E successivamente nel 1986 ci furono altri contatti, ma non scattò mai il feeling. Infine, un altro episodio raccontato da Montezemolo. L’ex presidente ci provò poco prima del tragico incidente di Imola nel 1994. «Ayrton disse che il suo sogno era venire da noi, che avrebbe provato a tutti costi a liberarsi della Williams, che ci saremmo riparlati dopo Imola».

Fonte: corriere.it

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